“L’Alienista” è una serie di successo ambientata nella New York del 1896, in cui si verificano alcuni strani crimini davanti ai quali la polizia si rivela incapace e necessita di avvalersi delle competenze del Dr. Laszlo Kreizler, alienista.
Alienista è il titolo dello Psichiatra dell’epoca, in quanto specialista di coloro che si ritenevano “alieni” dalla normale natura dell’uomo.
Questa forte dicotomia tra normalità e pazzia, senza sfumature, è in realtà il maggior nemico contro cui il protagonista combatte, senza però esser capito dai suoi contemporanei che lo mal tollerano solo in virtù dei suoi successi pratici.
Davanti alla paura del diverso, declinabile in un range quanto mai ampio e assai dinamico nel suo divenire, la soluzione più semplice per l’alta borghesia che comanda una città in rapida trasformazione ma già stratificata per benessere economico, è inquadrare in un rigido asse la popolazione, spartendoli in “per bene” o ”pezzenti”, “sani” o “pervertiti”, senza alcun gradiente.
Lo stigma della “malattia” mentale ricade anche sul suo stesso studioso, ritenuto una via di mezzo tra un ciarlatano, un fattucchiere e un buffone.
Dall’Europa arrivano lontani gli echi di Freud, di Lombroso e dell’ipnosi ma sono ancora materia per specialisti, come appunto il Dr. Kreizler; tutti gli altri preferiscono non credere e meglio ancora non vedere, distogliendo velocemente lo sguardo.
Dando un’occhiata alla sua struttura, la sceneggiatura è quella che in gergo si chiama high concept, cioè con caratteri dei protagonisti nettamente definiti e volti ad un “fare” specifico, in questo caso alla risoluzione di alcuni eventi di macabra cronaca nera.
Ovviamente la trama è intervallata da momenti in cui si sospende la storia dando spazio alla definizione e caratterizzazione dei personaggi e del loro ambiente relazionale, ma questo aspetto è improntato ad un minimalismo assoluto che volutamente nasconde, allude, intriga ma non rasserena, anzi. Fanno eccezione alcuni piccoli intermezzi ironici che talvolta sfociano in sarcasmo o vengono volutamente liquidati bruscamente, perché i rapporti tra i protagonisti sono sempre tesi, in equilibrio e direzione incerta, talvolta sgradevoli o di rottura e non si raggiunge mai il sollievo che normalmente ci si aspetta rispetto alla suspense della storia principale.
Quindi, anziché smorzare il livello di pressione della storia, lo si continua a mantenere pur spostando l’oggetto della narrazione e consentendo così il necessario alternarsi scenico della narrazione a più livelli.
Piuttosto che ruotare con una concentrazione sproporzionata su un personaggio, L’Alienista è invece un’opera piuttosto corale, dove il cosiddetto protagonista non è realmente tale, né occupa una posizione talmente prevalente sui partner da incarnare egli stesso la serie.
Al contrario, l’azione sfrutta di volta in volta i diversi personaggi per intessere i fili di un ordito che sapientemente svela e nasconde senza diluire troppo nel tempo il dipanarsi del tema.
Ciò che probabilmente risulterà scomodo è il fatto che L’Alienista difficilmente offrirà occasione di identificazione con qualche personaggio, se non per la condivisa tendenza dei protagonisti nel voler “sciogliere” gli enigmi posti dai casi polizieschi che si trovano davanti. Pur rappresentando infatti il “Bene”, essi stessi non sono esattamente personaggi gradevoli, hanno tutti alcuni lati non ben risolti della loro personalità e piuttosto percepibili anche in società, dove sono spesso a disagio pur avendo i requisiti per far parte dell’alta borghesia.
Per di più, neanche tra sé paiono essere sempre corretti e spesso nemmeno sembrano nemmeno ambire ad esserlo.
Il dottor Laszlo Kreizler, agiato professore e autorevole figura, è sì un “alienista”, ma è egli stesso un “alienato” a livello sociale ed è perfino rappresentato come un losco figuro con evidenti menomazioni fisiche in un rimando semiotico di corrispondenze fisiche/morali piuttosto usuale nell’epoca in cui è ambientato.
A ben guardare poi, tutti i suoi collaboratori o amici hanno qualcosa che li esclude dalla rassicurante normalità: alcolismo, narcisismo, ossessività egocentrata, depressione silente, discontrollo di alcune pulsioni.
I fratelli Marcus e Lucius, ebrei in una New York multirazziale ma non certo pluriculturale, sono metodici e rigorosi ispettori di polizia, centrati sull’uomo e intrisi di scientismo positivista; essi offrono il mezzo di contrasto per articolare gli altri personaggi, maggiori o minori, pure essi incongrui, siano poliziotti, prelati o capi comunità.
Quanto più, infatti, la società rifiuta la diversità, tanto più ogni singolo umano nella serie è tutt’altro che un monolite ed è sempre difficile inquadrare le sue azioni in maniera coerente o prevedibile.
📲Guardare L’Alienista ci offre quindi la possibilità di gustarsi un giallo/noir ben strutturato o di intrattenersi con gli aspetti più bui e meno piacevoli della Natura dell’uomo, o di alternare l’una e l’altra seguendo il ritmo della riuscitissima messa in scena.📲
Autrice: Dott.ssa Sabrina Masetti