Andiamo in terapia?”, “Abbiamo bisogno di vedere qualcuno?”, “Dici che ci dobbiamo fare aiutare?”.

È un passo difficile da compiere, ed è difficile capire se ne abbiamo davvero bisogno.
Forse perché non si sa bene cosa sia, cosa si faccia, a cosa si va incontro.
Già la domanda stessa della coppia si presenta con molte implicazioni e sfaccettature.

Il paziente, in questo caso particolare, è in una relazione che necessita di cura per far sì che le persone che la compongono possano trovare, o ritrovare, un luogo sicuro nel rapporto.
Nella coppia è importante capire se c’è alleanza nella domanda posta al professionista, oppure se i due componenti sono lì per motivi diversi senza che essi stessi ne siano pienamente consapevoli. Mi spiego meglio. “Forse ci farebbe bene parlarne con qualcuno”. Si arriva quindi ad una decisione. Ma la spinta è il dolore, il disagio, il malessere generale che la situazione attuale della coppia provoca. Allora si chiede aiuto per questa sofferenza, perché non si sta
bene. Ma cosa si chieda esattamente è difficile da definire: occorre capire cosa chieda ogni partecipante agli incontri.

Perché il lavoro sia proficuo e volga al benessere di entrambi i partner, il lavoro sulla motivazione che ha portato alla richiesta di aiuto risulta essere fondamentale. Si tratta in altre parole di indagare sulla qualità del legame affettivo allo scopo di migliorare la dinamica relazionale.
Il professionista può essere di aiuto nell’analisi stessa di questa domanda, capire cioè cosa ci sia alla base di questa spinta, capire infine se sia possibile creare uno spazio di lavoro. Porsi delle domande spaventa sempre, sono matrice di cambiamento.

Le paure non finiscono qui. Nel chiedere aiuto come coppia può nascere in uno o nell’altro partner, come pure in entrambi, una sensazione di essere in difetto nel trio, di essere una sorta di anello debole che ha torto e su cui si addossano le colpe se le cose non vanno bene: “Tanto dirà che è tutta colpa mia”. Occorre tenere a mente che il lavoro del terapeuta, per volgere al benessere dei suoi pazienti, si appoggia sulla neutralità e sulla trasparenza delle comunicazioni verso i membri della coppia. I vissuti eventuali che possono emergere di colpa o colpevolezza,
di non essere adeguato, o di essere “in minoranza”, sono tutti elementi che possono entrare in gioco e che possono essere elaborati proprio nello stesso spazio che li ha generati.

La coppia ha una grande funzione di contenimento per entrambi i partner, è uno spazio in cui tramite la reciproca sintonizzazione (Stern, 1988) è possibile sentire, sentirsi, e sentire di essere sentiti. Le dinamiche di coppia oscillano fra separazione e vicinanza, entrambe necessarie. Si pensi al processo di separazione-individuazione essenziale per l’evoluzione del bambino (Mahler, 1978). Il piccolo esplora il mondo circostante con la certezza di avere una base sicura presso cui tornare e cercare conforto (la madre). L’unione della coppia va a ricreare quel senso
di appartenenza sentito all’interno della famiglia originaria, e porta con sé la sicurezza che permette di dire “Mi sento a casa”. Quando questo equilibrio viene turbato, le ripercussioni possono essere difficili da elaborare, il chiedere aiuto ad una terza persona, neutrale, può aiutare a delineare il funzionamento della coppia e capire dove le cose si sono incastrate. Per questo motivo durante lo svolgimento della consultazione sarà importante riflettere su alcuni elementi della storia personale di ognuno dei membri.

In una giornata dal titolo: “La coppia nella contemporaneità: dall’incontro amoroso alla psicopatologia”, tenutasi il 16/10/2010 nel Centro Psicoanalitico di Genova, il segretario scientifico del centro, Anna Maria Risso, sottolinea la centralità della coppia come dinamica che ci accompagna per tutto l’arco della vita. È importante quindi poterne parlare, non dandola per scontata o considerandola qualcosa di marginale. La vita di coppia è parte di vita, anche che si sia o meno in una relazione amorosa in senso stretto.
La coppia che va in terapia è spesso vissuta nell’immaginario comune come una sconfitta, un ammettere di avere un problema in una società che difficilmente accetta il mostrarsi debole.

Credo che una coppia capace di aprirsi ad uno spazio di analisi ed elaborazione si mostri invece molto forte e generatrice di crescita personale e di relazione, soprattutto ricca di speranza e vogliosa di nuovi significati e possibilità.

 

Autrice: Dott.ssa Giulia Del Bene

Revisore: Dott. Stefano Cosi

 

Bibliografia:

Stern D., 1998. Le interazioni madre-bambino nello sviluppo e nella clinica. Milano, Raffaello Cortina Editore

Mahler, M. (1978) La Nascita psicologica del bambino. Bollati Boringhieri.

https://www.spiweb.it/eventi/coppie-la-coppia-nella-contemporaneita-dallincontro-amoroso-alla- psicopatologia/

 

Ph. credits: Carolina Buzio